mercoledì 10 febbraio 2016

Chameleon's Dish: il punto della situazione

Credo sia giunto il momento di capire dove sto andando a finire con questa storia di Chameleon's Dish, un po' come avevo fatto quando pubblicai QUESTO post.



Ricordiamo come era nato il blog e perché
L'idea principale da cui ero partita era una sorta di tentativo sperimentale di mettermi alla prova, cercando di obbligare me stessa a una scrittura forzata, una volta a settimana.
Ogni seduta di scrittura doveva durare circa mezz'ora e dovevo trarne un post possibilmente breve che riuscisse a portare avanti una trama che avevo pensato, ma che non avevo annotato da nessuna parte.
Era una cosa sperimentale fatta per necessità. E dico necessità perché attualmente sono in fase di scrittura di una serie di cose, tra cui sceneggiature per fumetti e cortometraggi, la tesi di laurea, un romanzo che vorrei pubblicare (prima o poi), e l'idea di portare avanti un blog che tirasse fuori da me una serie di situazioni e storie completamente libere mi piaceva, giusto per disintossicarmi.
Quando vuoi diventare uno buono, uno famoso, devi fare una serie di compromessi. Questi compromessi talvolta ti portano a dover lavorare su commissione, soprattutto per quanto riguarda la sceneggiatura. Per questo motivo sento spesso imbrigliata la mia creatività su binari che per scelta non vorrei percorrere. Si fa di necessità virtù, ovviamente, ma questo crea nella mia testa un affaticamento atroce e un forte dispendio di energie. L'idea di avere un mio piccolo spazio creativo mi aiutava a disintossicarmi da tutto questo.

Purtroppo tutto questo non ha funzionato.
Adesso devo arrendermi all'evidenza: scrivere una storia senza avere idea di come scriverla, non ti porta da nessuna parte.
Ho scoperto (anche se in effetti non è stata una scoperta quanto piuttosto la constatazione di un dato di fatto) che il modo migliore per scrivere è avere la testa libera da impegni e avere il tempo di buttare giù un soggetto dettagliato che ti faccia avere un canovaccio su tutto ciò che deve succedere ai vari personaggi. E soprattutto sarebbe comodo dover lavorare su una singola cosa alla volta, senza dover staccare il cervello da un fatto per buttarlo su un altro fatto ancora.

L'esperimento
La mia utopia era quella di riuscire a fare una sorta di sedute psicoterapeutiche davanti al computer, settimanalmente, buttando giù la trama come fosse un flusso di pensieri. Mi sono accorta che l'idea stessa di tirare fuori un post creativo che fosse aderente all'idea originale da cui ero partita, è praticamente impossibile, nonché stressante.
Quando si scrive un soggetto necessariamente metti dei punti fermi. Punti fermi che con la storia di Al esistono come trama, ma non come qualità di scrittura.
In pratica: non noto uniformità di stile tra un post e l'altro, e ciò probabilmente dipende dal fatto che ogni volta che scrivo un capitolo, passa veramente troppo tempo dal successivo. Questa non costanza rende la forma scritta disomogenea, ibrida.
Tutto questo può essere un punto di forza nel momento in cui premetto che questo blog è un esperimento creativo ed utilizzo una determinata metodologia di scrittura. In tal caso ciò che ne viene fuori è parte di un esperimento che dimostra quanto io sia influenzabile dalle condizioni ambientali che fanno sì che il mio stile di scrittura si trasformi da un giorno all'altro. Pare una paraculata, no?
Dall'altro lato questa disomogeneità è anche un punto debole: non ho ancora trovato uno stile che si possa sposare con questa sorta di noir che voglio scrivere.

Al come Amleto
Chameleon's Dish era nato dalla mia volontà di dare una reinterpretazione dell'Amleto, vista con gli occhi di un ventisettenne dei giorni nostri. Da qui è venuto fuori il nome Chameleon's Dish, che si riferisce a questo passo preciso dell'opera Shakespeariana:

ReBeh, come sta nostro nipote Amleto? 
AmletoIn maniera eccellente,
faccio la dieta del camaleonte;
mangio aria farcita di promesse,
nemmeno buona ad ingrassar capponi.

Che in originale suona così

Claudius           How fares our cousin Hamlet?

Hamlet              Excellent, i' faith, of the chameleon’s dish. I eat the air, promise-crammed. You cannot feed capons so.


Quello che è venuto fuori è la storia di un ragazzo di ventisette anni che non riesce a metabolizzare la perdita del padre, con cui non aveva un buon rapporto. Diviene ossessionato dal pensiero della morte che, da un certo momento in poi, si personifica con la bellissima Atropo.
Così come il fantasma del padre di Amleto perseguita il principe di Danimarca per far sì che sia vendicata la sua morte, così Atropo perseguita Al, mettendogli una pulce nell'orecchio: chi ha ucciso tuo padre?
Aggiungiamo a questo una serie di perdite di punti di riferimento, come la recente fine di un duraturo rapporto amoroso con la debole Maria.
Al è un ragazzo nella cui testa si confondono il pensiero ossessivo del sesso e il pensiero ossessivo della morte. Tutto questo lo porta ad accumulare una rabbia fortissima che viene fuori come pulsioni violente improvvise che prendono il controllo della sua testa.
Tutta la trama che avevo pensato si basava su una serie di simbologie che avevo desunto dall'Amleto di Shakespeare, rivissuti in una specie di Noir, dove Atropo rappresenta la femme fatale.
Allo stesso tempo, però, non volevo fare la copia spudorata di Amleto, altrimenti bastava fare una parafrasi. Io volevo creare qualcosa di mio, che nascesse dalla lettura del testo Shakespeariano che fin da ragazzina mi ha affascinata ed è entrato quasi sotto pelle, come archetipo del dramma interiore di una persona che improvvisamente si trova a dover fare i conti con la morte e la totale assenza di spiegazione del proprio ruolo nel mondo.

Il futuro
Siccome questo esperimento di scrittura non mi sembra sia particolarmente riuscito, ho dovuto fare una scaletta che farà sì che si chiudano tutte le linee di trama aperte e finisca, finalmente, questo romanzo.
Come avete notato, ultimamente scrivo soprattutto recensioni. Questo principalmente perché ho la testa intasata di roba da scrivere e tutte le mie energie creative si concretizzano nei lavori che necessitano di una scadenza a breve termine.
Ho provato a scrivere alcuni brani per proseguire la trama, ma non riesco a ritrovare quel tono cupo e paradossale che avevo utilizzato nei primi post della storia di Al. Quindi ho bisogno di un po' più di concentrazione per farlo, e dovrete aspettare un po'.
Una decina di capitoli ancora, credo, e tutto dovrebbe finire.
Quello che spero è che, una volta terminato il romanzo sul blog, io possa rimaneggiarlo con calma in modo da proporlo a un editore e, chissà, magari un giorno pubblicarlo cartaceo e ben rifinito.
O magari potrei tirarne fuori un fumetto!

[L'immagine l'ho presa da QUI]


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