martedì 27 ottobre 2015

Chameleon's Dish - Capitolo XV

Violenza













Adriano ride.
Gli chiedo gentilmente di smetterla.
Lui non solo non smette ma credo stia andando in ipoventilazione.
Piange dalle risate.
È tipo accasciato sul divanoletto e viene scosso da pesanti singhiozzi. Forse l’ho ucciso.
“Smettila.” Gli dico piattamente.
Lui si asciuga la faccia sulla maglietta e si alza.
“Va bene, va bene… fammi vedere”.
Mi tolgo la maglietta. Gli faccio vedere la schiena.
“Ma che cazzo era, una tigre?”
“Eh, ti ho detto. Meno male che ci è andata giù pesante proprio quando stavo per venire. Sai che figura di merda sennò…”
Adriano ride di nuovo "sei un disperato".
 Me ne vado in bagno. Metto un po’ d’acqua fredda sui graffi che tengo sul petto.
 “E dopo averti scorticato la schiena che ha fatto?” mi chiede Adriano, seguendomi in bagno.
Sono davanti allo specchio. Sulla mia spalla spicca un livido verde-viola con la forma della bocca di Lucia.
“Mi ha chiesto di picchiarla.”
“E tu?”
“E io non volevo farlo.”
“E lei?”
“Mi ha preso a morsi e a calci”.
Mi esamino il labbro inferiore gonfio, con l’impronta dei denti di Lucia.
“Cazzo, Al, ma veramente stava male con la testa questa… meno male che ha chiamato te.”
“Eh.”
 “E comunque” riprende Adriano “Tu sei un coglione. Vai lì senza preservativi, fai sesso non protetto. Poteva restare incinta, sta tipa”.
“Sì. Sono un coglione. Fai che devo farmi il test HIV?”
 “Ma che ne so…”
“Sì, devo farmelo.”
Odio guardarmi allo specchio. Ho sempre la sensazione di non essere io. Succedono cose strane nella mia testa: di solito io mi ricordo di essere fatto in un modo, poi quando mi vedo allo specchio noto delle differenze in peggio.
 “E alla fine l’hai menata?” mi chiede.
“Sì, alla fine.”
 “Sei l’unica persona che quando scopa sta peggio di prima” Mi fa lui.
“Hai ragione” rispondo. Me ne torno in camera e mi accendo una sigaretta “è che il fatto di picchiarla… non mi andava per niente. Alla fine mi ha costretto.”
“Beh, deve essere una specie di sadomaso fai da te”.
“E comunque non è che io sia turbato perché ho picchiato una donna consenziente che mi stava per staccare il cazzo a morsi. È che… io… non lo so.. forse mi è piaciuto farlo.”
“Smettila di pensare” mi dice lui. “Stai sempre a rimuginare sul fatto della violenza. Da che hai menato quel tipo…” poi si ferma e sbotta “Al, che cazzo! Ma stai sempre a piangerti addosso!”
Sbuffo.
Adriano si avvicina al balcone. Apre la serranda. Mi vengono i brividi. Si affaccia per vedere se si sono già fatti il motorino. Si accende lì fuori una sigaretta, forse aspetta che io lo raggiunga come al solito. Non lo faccio. Si gira verso di me.
“Senti, smettila di fare l’eremita e usciamo. Gli altri mi chiedono di te.”
“E perché non alzano il telefono e mi chiamano?”
“Perché? Perché sei uno stronzo, ecco perché. Credono che a te non faccia piacere”.
“Adesso no, ma sarebbe stato carino se si fossero fatti sentire quando mio padre è schiattato. O Quando mi sono mollato con Maria”.
Adriano torna dentro casa. Mi sento sollevato.
“Fai come ti pare. Comunque alla fine ci vediamo domani sera alle nove sotto da me. Se vuoi venire muovi il culo e vieni.”
“Va bene, ti faccio sapere.”
Adriano si avvia verso la porta. Mi dice ciao. Io lo saluto con un cenno della mano e lo guardo andare via. Mi sento ancora in canna le parole che avrei voluto digli: richiudimi quel cazzo di balcone, figlio di puttana!
Adesso sono da solo in casa con quel maledetto balcone aperto che mi guarda come se mi implorasse di fare qualcosa. Che dovrei fare, comunque? Buttarmi giù?
Se mi lanciassi adesso cadrei esattamente vicino al motorino di Adriano. Sai che sorpresa per lui? Si sentirebbe in colpa? Penserebbe “Sono stato io ad aprire quel balcone”?
Mi metto la maglietta.
Ho picchiato Lucia.
Accendo il computer per vedere le ultime mail. Non c’è manco il cazzo.
Ho picchiato Lucia perché me lo ha chiesto. Mi ha detto “puniscimi”. Ha insistito. Se non me l’avesse chiesto io non l’avrei fatto. In effetti se non avesse cominciato a mordermi e a prendermi a schiaffi probabilmente nemmeno l’avrei picchiata. Mi ha aggredito.
Vado su Facebook. Ho 3 inviti ad eventi: inaugurazione al Madre per la nuova mostra di… chi cazzo è questo?
Il fatto è che mi ha preso alla sprovvista. Cioè: non mi ha chiesto come mi chiamo. Mi ha portato nella stanza che era palesemente dei suoi genitori, in una casa che era palesemente dei suoi genitori.
No, ma chi se ne fotte del Madre.
Che dovevo pensare, poi? Che era una che si voleva fare una sveltina con casa libera e ha chiamato il primo coglione di cui aveva il numero a portata di mano. Questo dovevo pensare. Che sono il primo coglione a portata di mano. Quello carino. Vaffanculo quello carino.
L’altro evento è la festa di laurea di un cristiano che ho conosciuto al primo anno di università. Ma chi cazzo l’ha mai visto? Vedi tu se è cosa che uno che hai visto mezza volta ti invita alla festa di laurea e poi magari gli devi pure fare il regalo. Dove cazzo li trovo io i soldi per il regalo? No. Non ci vado. Manco morto.
E comunque Lucia era bella, e non aveva nemmeno un graffio addosso. Aveva la pelle liscia. Mi veniva giù il magone a farle del male. Non deve essere una che fa queste cose spesso. Ma quando ha cominciato a gridarmi addosso e a prendermi a schiaffi la prima cosa che ho pensato è di tirarle una sberla. Così. Per legittima difesa, tipo. E lei, quando l’ho colpita, mi ha guardato con uno sguardo da far paura. Sembrava una bestia feroce. E mi ha chiesto di colpirla ancora. E ancora. E io l’ho fatto, come uno stronzo. Poi magari mi denuncia per maltrattamenti o mi ricatta. Magari sono finito in una specie di truffa. O mi ritrovo il filmino su youporn.
Mi arriva una notifica da una tipa che ha messo mi piace al video dei Daft Punk che ho postato ieri. Human Afer All. In effetti è da un po’ che non aggiorno Facebook con qualcosa di sensato, che non siano video di canzoni.
Carmela posta ancora roba che le ricorda noi. Ci siamo visti per pochi giorni e si comporta come se le avessero ucciso il cane. Lo so, magari non si riferisce per forza a me, ma non posso fare a meno di pensarlo. Del resto non vedo chi potrebbe essere il “bastardo violento” che cita in qualche post più sotto, inserito nella frase “Ma perché devo sempre finire con qualche bastardo violento?”
Ho smesso di esprimermi con parole mie da quando ho lasciato Maria. Devo sempre ricorrere a canzoni, poesie,citazioni.
Mi ricordo. Postai “Hallelujah” di Jeff Buckley dopo essere tornato a casa. Pioveva. Postare quella canzone era l’unica cosa che pensai di fare, come fanno tutti i cuori infranti. D’improvviso mi sono sentito stupido come un adolescente.
E forse adolescente lo sono ancora. Meno di altri. Più di altri. Mi ricordo che Maria mi chiamava spesso, al tempo. Tempo. Tempo… quanto tempo fa? Mesi? Due settimane dopo la morte di mio padre. Volevamo vivere insieme. Volevamo spaccare il mondo. Pensavo: mio padre se ne va a farsi mangiare dai vermi, meno male che c’è lei, meno male che lei mi ricorda che bisogna vivere. E poi fanculo insieme. All’improvviso mi ricordo della faccia di Maria, lei che mi dice che mi ama, che mi ha tradito, ma che mi ama e vuole restare con me, vuole che il nostro rapporto sia pulito. E io, che non ce la faccio più, le tiro uno schiaffo. E poi un altro.
Lei mi chiede scusa, ma io sono fuori di me.
Io ho picchiato Maria, cazzo. E lei mi ha chiesto scusa.

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